SENATO DELLA REPUBBLICA
-------------------- XVIII LEGISLATURA --------------------
9ª Commissione permanente
(Agricoltura e produzione agroalimentare)
238a seduta: martedì 5 luglio 2022, ore 15,30
239a seduta: mercoledì 6 luglio 2022, ore 15
ORDINE DEL GIORNO
MERCOLEDI'
INTERROGAZIONE ALL'ORDINE DEL GIORNO
TARICCO, PITTELLA, ASTORRE, STEFANO, PORTA, VATTUONE, COLLINA, BOLDRINI, ROJC, D'ARIENZO, FEDELI, FERRAZZI, CIRINNA', LAUS, GIACOBBE, VERDUCCI, BITI, IORI - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali
Premesso che:
secondo l'International grain council (IGC), a marzo 2021, la produzione mondiale di cereali (compresi i raccolti record di grano, mais e orzo) nel 2020-2021 ha registrato un aumento di 39 milioni di tonnellate rispetto all'annata recedente, riportando un record di 2.224 milioni di tonnellate ed ha registrato anche previsioni di commercio in aumento con record di 416 milioni di tonnellate (22 milioni in più) con spedizioni di grano e mais a livelli eccezionali;
nello specifico, l'Italia vanta storicamente una vocazione produttiva per il grano duro, che ha un ruolo strategico come materia prima di qualità per l'industria della pasta, uno dei simboli del made in Italy alimentare nel mondo;
a livello nazionale, con i raccolti 2021 del grano duro, è aumentata la produzione registrando un 1.5 per cento in più a quota 3,9 milioni di tonnellate e un 4 per cento in più per il frumento tenero a 2,8 milioni di tonnellate, nonostante le aree coltivate siano ridotte sotto i 500.000 ettari;
rilevato che:
per rispondere alle gravi difficoltà di approvvigionamento dall'estero determinate dal conflitto tra Russia e Ucraina esploso in questi giorni, si potrebbe arrivare nel nostro Paese a coltivare 75 milioni di quintali in più di mais per gli allevamenti, grano duro per la pasta e grano tenero per la panificazione. Ad esempio, il Piemonte potrebbe utilizzare 20.000 ettari di terreni "a riposo" per semine primaverili, di cui 3.000 nella sola Provincia di Cuneo. A livello regionale, secondo la Coldiretti, sono 12.585 le aziende che producono frumento tenero in 81.299 ettari di terreno, per una produzione annuale di 5 milioni di quintali;
per la medesima causa, le stesse regioni nel Sud Italia (Puglia, Basilicata e Sicilia in testa) potrebbero utilizzare i 600.000 ettari di seminativi non coltivati per la produzione di grano duro e partecipare così ad una sensibile riduzione della dipendenza dall'estero;
rilevato inoltre che:
il regolamento (CE) n. 1881/2006, del 19 dicembre 2006, che definisce i tenori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari, fissa a 1.250 microgrammi per chilo per i cereali non trasformati e a 1.750 per il grano duro il valore del deossinivalenolo, o vomitossina o più semplicemente DON (micotossina prodotta da alcune specie di Fusarium) un insidioso contaminante dei cereali, mentre il limite di tolleranza stabilito dall'EFSA, autorità alimentare europea, è stato stabilito a 750 microgrammi per chilo, mentre per il pane e altri prodotti da forno il limite si abbassa a 500 microgrammi al chilo;
appare evidente che riducendo il parametro delle micotossine consentite nella granella di farina si manterrebbe più alto il livello di garanzia della nostra salute, garantendo un controllo più efficace dei contaminanti presenti all'interno dei cereali; inoltre, un limite più vicino ai parametri fissati da EFSA, che risulterebbe sostenibile per le produzioni nazionali, che godono di un clima migliore e più sano, permetterebbe di valorizzare la migliore qualità delle produzioni nazionali, e le renderebbe conseguentemente più competitive incentivandole, andando potenzialmente ad aumentare l'autosufficienza in questo comparto,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto, e se non ritenga necessario un attento monitoraggio della situazione in cui versa l'intero settore cerealicolo, anche valutando le implicazioni e le interconnessioni con il settore zootecnico, che, a seguito del conflitto tra Russia e Ucraina, sta generando un preoccupante rischio di carenza nei futuri approvvigionamenti di cereali;
se non ritenga utile, per valorizzare e sostenere la produzione nazionale ricreando anche condizioni per il recupero produttivo in tante realtà locali, porre in essere alcune iniziative a sostegno del settore cerealicolo, quali, da un lato, la valutazione circa la possibilità di riduzione dei parametri di contaminanti nella catena alimentare, che garantiscano un alto livello di sanità animale e pubblica sia nei mangimi sia negli alimenti, e, dall'altro, la valorizzazione di percorsi di sostegno alla cerealicoltura di eccellenza attraverso accordi di filiera, con impegni pluriennali finalizzati a tutelare la salute del consumatore e le sue scelte, anche mediante etichette di origine del grano duro utilizzato e l'adozione di disciplinari di produzione rivolti al potenziale salutistico dei prodotti.
(3-03178)